Solo
LUI lo fa, e con piacere. E noi gli rispondiamo felici: chi potrebbe resistere
a questo suono di delizia, che lusinga la nostra vanità? Facendo le fusa
il gatto ci dimostra se godiamo o no dei suoi favori, stimolando così il
nostro orgoglio o facendoci nascere dei sensi di colpa. O potreste mai sopportare
che il vostro beniamino se ne stia muto come un sasso mentre lo accarezzate e
neghi le sue fusa? Al contrario, l'amato suono ci rende fieri del nostro rapporto
con il gatto e ci procura gioia, serenità e orgoglio. Inoltre, l'ascolto
delle sue fusa è il miglior sonnifero naturale. Così era fin dai
tempi dell'antico Egitto e nulla è cambiato: provateci anche voi, prima
di ingerire una qualsiasi pillola per dormire. Sono trascorsi circa 8.000
anni da quando i primi gatti domestici hanno condiviso la loro esistenza con gli
uomini nella città di Jericho, e fino ad oggi il corso del tempo ha conservato
questo legame di amicizia. E' un mistero come il gatto si trovò accanto
all'uomo, così come misterioso rimane il suono delle fusa, anche se da
tutto il mondo è ritenuto un segno di benessere e di felicità: effettivamente
questi sono i motivi principali che stimolano le fusa e che nessun altro essere
vivente può imitare. Ancora più fantastico è il fatto che,
nonostante le ridotte dimensioni, già a due o tre giorni di vita i micetti
riescano a fare le fusa, soprattutto quando godono del latte materno. Questo suono,
unito ai piccoli calci che i gattini danno alla pancia della mamma, favorisce
il flusso del latte e, di contro, le fusa della madre sortiscono l'effetto di
una ninnananna. I gatti conservano per lungo tempo, dopo la fase madre-cucciolo,
il ricordo di quelle prime settimane di felicità e spensieratezza, a volte
persino per tutta la vita: non è raro vedere un gatto adulto che fa le
fusa e tira calci se accovacciato magari su un maglione di cachemire. E' comunque
certo che l'animale, una volta staccatosi dalla madre, con le fusa segnala il
suo benessere alla persona che si prende cura di lui. E' ad esempio un ringraziamento
alle carezza, al cibo che riceve oppure si rivolge al suo padrone dichiarando
la contentezza di vivere con lui: "Tutto va per il meglio, sono felice di stare
con te", sembra voglia dire. Quando desidera avere qualcosa, sia un leccornia
sia un po' di tenerezza, si avvicina alle vostre gambe facendo le fusa in modo
da intenerire il vostro cuore e con queste prefusa per lo più raggiunge
il suo scopo. Le fusa possono anche essere rivolte ad un altro simile, ad esempio
quando un piccolo invita un adulto al gioco; ma anche un gatto di rango maggiore
fa le fusa, quando ad esempio si avvicina ad una situazione amichevole o di gioco.
Chi ha in casa dei gatti, ha sperimentato i diversi modi di fare le fusa e sa
che non sempre sono sinonimo di felicità, espressione di una richiesta
o reazione di amicizia; al contrario, un gatto ricorre a questo suono anche quando
sente dolore, per una ferita o una malattia, persino un gatto moribondo fa le
fusa. Comunque un gatto molto debole si esprime con le fusa quando gli si avvicina
un suo simile di rango superiore o un nemico: è una richiesta di rappacificazione,
che più o meno significa: "Sono piccolo, privo di aiuti e malato". Persino
gli studiosi sono affascinati dal magico suono felino che viene da loro definito
un "Biofeedback" tra gatto e l'ambiente circostante: come un praticante di yoga
canticchia a bocca chiusa la parola "OM", così un gatto racchiude nelle
sue fusa il respiro, i suoi pensieri e i suoi sensi e con un ali magiche … arriva
al settimo cielo dei felini. "Farrre" le fusa e se va! Tuttavia è
un mistero affascinante ad effetto benefico come il gatto riesca a produrre le
fusa: se attraverso la compressione della vena cava, o di una vena principale
situata nel diaframma e che produce vibrazioni nei bronchi e nella laringe, oppure
attraverso la contrazione della glottide durante le fasi della respirazione.
Ma lasciamo semplicemente che ciò avvenga, godiamocelo e cerchiamo di imparare
dal nostro gatto questo salto verso il settimo cielo.
Questo
testo è stato liberamente tratto da "Un cuore per gli animali" n° 1 - Supplemento
a FLORA n° 1/90
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